3 casi in cui una stufa ad accumulo NON riuscirà a riscaldare efficacemente la tua abitazione

L’irraggiamento è il miglior modo per godersi il riscaldamento a legna (o pellet) di una stufa e come tutti i sistemi ha i suoi pregi e i suoi limiti

A fronte delle molte richieste di consulenza arrivatemi in concomitanza con l’apertura di questo Blog non posso esimermi dal confessare che non sempre i progetti che mi vengono sottoposti possono essere soddisfatti progettando un riscaldamento radiante e nello specifico quello di una stufa ad accumulo.

Ci sono 3 casistiche ormai note (almeno per me) in cui a malincuore devo far desistere (a volte con estrema delusione) i miei lettori dal voler installare un sistema radiante nella loro abitazione.

Ho già scritto invece un altro articolo dove descrivo dettagliatamente 2 CASI estremamente consigliabili dove installare una stufa ad accumulo ad irraggiamento ed il perché non farlo sarebbe un vero peccato capitale.

Se sei curioso lo trovi qui:

2 casi in cui una stufa ad accumulo può sostituire completamente un riscaldamento tradizionale

Tuttavia soprattutto in Italia, dove il processo di efficientamento energetico degli edifici più datati è attualmente ancora agli albori, è possibile dividere 3 grandi macro-categorie nelle quali NON E’ assolutamente consigliabile installare una stufa ad accumulo o qualsiasi altro sistema di riscaldamento radiante (a pavimento, a parete ecc.) poiché sarebbe un investimento sbagliato e non si ripagherebbe con i risultati ottenuti.

E’ ovvio anche che queste 3 grandi macro-categorie presentano al proprio interno diverse sotto-segmentazioni o casi specifici nei quali, con molta prudenza si potrebbe anche pensare di mettere in piedi un progetto serio, ma sicuramente con investimenti importanti.

D’altronde, non è possibile sostituire un grave deficit energetico di un edificio con l’installazione di una stufa, qualsiasi essa sia…. anche se a volte te lo fanno credere.

In linea di massima queste sono le 3 categorie in cui suddivido (anche mentalmente) alcuni dei progetti che non di rado mi vengono sottoposti.

1) Edifici NON isolati costruiti con grandi quantità di cemento armato.

Ci sono stati anni in cui,  in Italia, il cemento armato è stato utilizzato in maniera decisamente eccessiva nell’edilizia abitativa. Un conto è creare lo scheletro portante dell’edificio per poi completarlo con mattoni (forati o pieni), solai e tetti “leggeri”, un conto invece è costruire un edificio residenziale con gli stessi criteri con i quali si costruirebbe un capannone industriale. Non può funzionare in termini di comfort termico ne in termini di efficienza energetica.

Questi edifici spesso presentano solette e tetti in cemento armato oltre ai normali pilastri portanti. In alcuni casi sono perfino state realizzate le pareti in cemento e il pavimento esterno alla casa è perfettamente comunicante con il solaio interno.

Non consideriamo nemmeno il fatto che una casa del genere possa avere serramenti nuovi o vecchi perché a prescindere da questo l’edificio risulterà assolutamente non idoneo ad essere riscaldato per irraggiamento. Infatti le perdite di calore per ventilazione (infissi vecchi) sono il problema minore rispetto alla “ghiacciaia” che si formerà su pareti, pavimenti e soffitti.

Il cemento armato, per sua natura e composizione

è un OTTIMO CONDUTTORE TERMICO.

Grazie alla sua compattezza ed al ferro al suo interno conduce il calore in maniera eccezionale. Fatto sta che il calore radiante, che si distingue dal calore convettivo proprio per il fatto che riscalda i solidi, non ha nessun effetto su questi edifici in termini di riscaldamento e comfort, anzi risulta praticamente inesistente.

Riscaldare efficacemente diventerà una battaglia persa in partenza!

Edifici del genere potrebbero comunque migliorare le proprie prestazioni energetiche grazie ad interventi di ristrutturazione che comprendano un cappotto termico di importanti spessori (anche fino a 15-20 cm) ed il taglio termico di tutti i ponti termici (solai, tetto, cantine ecc.).

C’è da dire una cosa: nel caso di interventi di questo tipo sorgerà un altro problema, cioè il ricambio d’aria e quindi la possibilità di formazione di muffe sui muri.

In questi edifici, una volta ristrutturati con tutti i crismi del “buon isolamento” si andrà incontro alla difficoltà di smaltire l’aria viziata prodotta al loro interno e soprattutto l’umidità. In questi casi è’ importante prendere in considerazione l’installazione di un sistema di cambio automatico dell’aria ambiente (VMC – Ventilazione Meccanica Controllata) oppure armarsi di buona pazienza e arieggiare aprendo le finestre anche 2-3 volte al giorno.

Se questo tipo di edificio viene correttamente coibentato può essere preso in considerazione per essere riscaldato anche totalmente con UNA stufa ad accumulo..

….a meno che…..

2) Edifici NON isolati (o anche isolati) con una divisione molto fitta degli ambienti

Alcune abitazioni, anche se isolate, saranno molto difficili da riscaldare con un’unica fonte centrale di riscaldamento come può essere una stufa ad accumulo. Se questi edifici sono stati progettati e costruiti molti decenni fa è probabile che ogni stanza (ambiente) era riscaldato da un camino dedicato. Queste case presentano una divisione degli ambienti molto netta e spesso con spesse pareti portanti che anche volendo sarebbero difficili da abbattere nell’eventualità di una ristrutturazione.

Il calore radiante è molto efficace quando si trova a riscaldare ambienti aperti, per esempio cucina e soggiorno open-space con corridoio che porta alla zona notte, anche se soppalcati o a più piani con ampio vano scale…. più è aperto meglio è.

Invece in alcuni progetti è praticamente impossibile trovare una posizione centrale che faccia svolgere alla stufa il compito di irraggiare a 360° e colpire tutti (o quasi) i muri della casa.

In queste situazioni, se ci si vuole affidare al calore radiante, sarà importante chiarire fin da subito che ci saranno alcune zone della casa in cui il riscaldamento dovrà per forza di cose essere integrato con altri sistemi (caloriferi, riscaldamento a pavimento o radiatori ceramici a parete).

3) Seconde case (abitate sporadicamente)

L’ultimo caso in cui sconsiglio vivamente di installare un sistema radiante e nello specifico una stufa ad accumulo è quello in cui la casa non venga abitata quotidianamente.

Per esempio:

la classica seconda casa di montagna, soprattutto se non isolata e utilizzata solo nei week end, sarà molto difficile da riscaldare con una stufa ad accumulo. Questo perché l’irraggiamento non sarà efficace sui muri freddi e la differenza di temperatura iniziale (magari al proprio arrivo si trova la casa sotto i 15 °C) sarà difficile da colmare solo con l’irraggiamento.

Inoltre la stufa ad accumulo, se lasciata spenta per giorni interi avrà la stessa temperatura dell’aria ambiente, ma al contrario di essa avrà bisogno di molte ore per riscaldarsi oltre 60-80 °C (temperatura superficiale della stufa ideale per godersi il calore radiante) dato la grande mole di materiale che compone una stufa ad irraggiamento.


Quali soluzioni ti posso proporre se la tua casa ricade in una di queste 3 categorie e vorresti comunque riscaldarti a legna (o pellet)?

Non c’è molto da dire.

Queste case sono estremamente costose da riscaldare con i classici sistemi di riscaldamento a Gas, gasolio, GPL ecc.. e spesso, pur spendendo molto denaro per riscaldarle, si vive in quella costante sensazione di freddo!!

In queste casistiche la legna è sicuramente un importante strumento di risparmio anche se dovrà essere utilizzato in un sistema di combustione convettivo e quindi con consumi importanti, ma sempre meglio delle bollette, non credi?

Stufe in acciaio, stufe in ghisa, cucine a legna, stufe a pellet, camini ecc.. sono sistemi molto diffusi nelle case NON isolate italiane, infatti diversi milioni di persone oggigiorno si riscaldano in questo modo. Non per niente siamo tra i maggiori importatori d’Europa di legna da ardere e il primo importatore di Pellet.

Tra queste mi sento di consigliare anche stufe rivestite in materiale pesante come pietra ollare o maiolica che, anche se non propriamente stufe ad accumulo e anche se funzionanti a fuoco continuo, possono comunque garantire una buona dose di calore radiante, soprattutto se la superficie della stufa supera i 2 metri quadri.

Ovviamente dallo spegnimento della fiamma non si potranno pretendere molte ore di irraggiamento perché queste strutture tenderanno a raffreddarsi dopo qualche ora non essendo supportate da giro fumi pesante interno alla stufa.

Esistono sistemi più tecnologici come stufe a pellet elettriche programmabili, termocamini, termostufe, caldaie a biomassa ecc.. che aiutano gli italiani a risparmiare sulle spese di riscaldamento in queste case energivore e molti di questi usufruiscono di incentivi statali e detrazioni fiscali molto vantaggiosi.

Ma ciò che viene sempre lasciato in disparte in questi casi è il vero comfort termico.

Surriscaldare l’aria ambiente purtroppo NON fa bene.

Posso altresì capire che non tutti possano permettersi nell’immediato importanti lavori di ristrutturazione e coibentazione edilizia anche se sarebbe il modo migliore per stare bene, progettare un riscaldamento radiante e diminuire drasticamente i consumi di legna (o pellet) nonché le emissioni in atmosfera.

Spero di averti dato un quadro abbastanza chiaro del perché è così difficile riscaldare alcune tipologie di abitazioni e soprattutto del perché potrebbe essere particolarmente difficile farlo con una stufa ad accumulo.

Ciò sottintende però che se in un prossimo futuro il tuo progetto è quello di costruire una nuova casa o ristrutturarne una vecchia isolandola per bene, la migliore soluzione in termini di comfort termico, risparmio e rispetto per l’ambiente è senza dubbio l’installazione di una sistema ad irraggiamento o meglio, una stufa ad accumulo.

Anche per oggi ti saluto calorosamente

Valerio

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