2 casi in cui una stufa ad accumulo può sostituire completamente un riscaldamento tradizionale

Quando si parla di sostituire il riscaldamento tradizionale grazie all’ inserimento di una stufa a legna sostanzialmente si rincorre il sogno di vedere le bollette del gas crollare anche del 90%.

Effettivamente tutto ciò è possibile!

In bolletta rimarrà sicuramente una piccola componente che riguarda il riscaldamento dell’acqua calda sanitaria e del gas utilizzato per i fornelli da cucina (a meno che non si possegga una cucina ad induzione). Anche questi volendo si potrebbero azzerare sostituendo il gas con l’energia elettrica.

Termostufe a legna, caldaie a legna o termostufe a pellet potranno soddisfare entrambe i bisogni (riscaldamento e acqua calda) ma rimarrà comunque la “dipendenza dall’ energia elettrica”, il ché per alcune persone può rimanere un vincolo fastidioso.

Ci sono 2 casi in cui una stufa a legna ed in particolare una stufa ad accumulo si posiziona in maniera perfetta per soddisfare il desiderio di diventare “indipendenti” dal punto di vista del riscaldamento, anche nel caso in cui dovessero verificarsi lunghi black out nella fornitura di energia elettrica durante un gelido inverno (vedi zona sud di Brescia nel febbraio 2015 – leggi l’articolo).

CASO NR. 1 – COSTRUZIONE DI UNA NUOVA ABITAZIONE

Se avessi costruito da pochi anni una nuova abitazione o ti stia accingendo a costruirla saprai sicuramente che i fabbisogni energetici delle nuove costruzioni devono essere per legge “molto bassi”.

Ciò vuol dire che le normative per il risparmio energetico esigono che il nuovo edificio venga realizzato con isolamenti ed accorgimenti di coibentazione edilizia tali per cui il suo consumo energetico (che sia gas, elettricità o biomassa, legno o pellet) sia molto molto basso; questo per soddisfare il raggiungimento degli obiettivi europei e mondiali in termini di diminuzione dell’inquinamento atmosferico.

E’ facile intuire che la potenza di un normale caminetto o stufa a legna sarebbe eccessiva in un edificio del genere se non addirittura fastidiosa per chi ci abita, e proprio perché i muri sono isolati non è importante surriscaldare l’aria internamente all’abitazione per stare bene, cosa invece essenziale se non si vuole gelare in un vecchio edificio non isolato.

Una stufa ad accumulo si situa in quella fascia di potenze termiche tale da garantire un emissione “costante” ed “omogenea” di calore, il tutto senza intaccare la temperatura dell’aria circostante, riscaldando i muri dall’ interno e richiedendo pochissimo combustibile per essere alimentata.

Un edificio a basso consumo energetico, che sia in legno, in muratura o altro, potrà essere riscaldato con meno di 3 kW costanti e con consumi inferiori ai 15 Kg di legna al giorno…. insomma.. qualche centinaio di euro all’anno per la legna (se la compri), gratis o quasi se te la procuri in loco.

La stufa ad accumulo inoltre renderà la gestione del riscaldamento molto comoda, in quanto in un edificio del genere si potrà caricare la stufa ogni 24 ore, se non addirittura ogni 48 ore… se non di più (specialmente nelle mezze stagioni).

I costi di manutenzione saranno quasi azzerati, a parte la pulizia annuale della canna fumaria (100-150 euro); al contrario i complicati e tecnologici sistemi di riscaldamento ad acqua avranno sempre qualcosina da sistemare (considerando che dove è presente meccanica ed elettronica, qualcosa si rompe sempre).

Nel caso la stufa fosse dotata anche di un vano forno, lo stesso calore immagazzinato dalla stufa per riscaldare la casa potrebbe essere usato anche per cuocere, cucinare o riscaldare cibi, e nel caso di un lungo black out, rimarresti cmq al caldo e con la possibilità di cucinare.

Questi argomenti sono di normale importanza nei paesi nordici, dove i gelidi inverni spesso riservano brutte sorprese in termini di black out e dove le stufe ad accumulo sono nate con l’intento di sopravvivere ad un ambiente ostile.

CASO NR. 2 – RISTRUTTURAZIONE DI UNA VECCHIA ABITAZIONE

Ciò che ho descritto sopra vale anche nel caso in cui avessi ristrutturato da poco la tua vecchia abitazione (idem sei stai progettando di farlo in futuro).

Anche in questo caso la classe energetica dell’edificio dovrà rispettare dei parametri che lo renderà “a basso consumo energetico”.

Sia nel caso delle nuove costruzioni che nel caso delle ristrutturazioni, il vantaggio è quello di poter posizionare la stufa ad accumulo in un punto strategico della casa, ovvero il più centrale possibile, in modo che funga da UNICA fonte di calore sia per la zona notte che per la zona giorno.

Inoltre se una casa è ben isolata, una stufa ad accumulo potrà riscaldare anche edifici posti su due piani, questo perché i muri, una volta riscaldati, fungeranno da conduttore termico anche per le stanze più lontane dalla stufa, sia in orizzontale che in verticale (secondo piano).

Negli edifici più vecchi e non isolati, una stufa ad accumulo dovrà per forza di cose avere dimensioni più grandi (potenze maggiori) e raramente potrà sostituirsi al riscaldamento al 100% ma sicuramente in percentuali inferiori.

Pompe di calore, caldaie a condensazione, riscaldamenti a pavimento, riscaldamenti elettrici ecc.. ecc.. sono sicuramente le tecnologie più utilizzate e pubblicizzate negli ultimi anni, ed è proprio lì che ti condurranno progettisti, termotecnici e idraulici. Ma se ci pensi bene, queste nuove tecnologie non ti renderanno mai indipendente dai combustibili fossili, dalla rete e da costose manutenzioni future..

Lo so sembra tutto studiato a tavolino… e forse lo è davvero (difficile tassare la legna che ti potresti tagliare  o procurare nel bosco vicino a casa)!!!

Anche per oggi mi è doveroso salutarti calorosamente

Valerio

PS:

Stai costruendo casa, la stai ristrutturando, lo hai appena fatto o sei in procinto di farlo?

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